Non si tratta di una vera e propria alleanza tra due società sportive, ma di una giornata di rugby vissuta sul nostro campo di Via Baracca da parte di un nutrito gruppo di componenti lo staff locale del Gruppo Assicurativo Alleanza, Leader in Italia nel settore assicurativo legato al risparmio, all’investimento, alla protezione e alla previdenza.
L’iniziativa ripercorre la traccia di una giornata formativa di team building che la Rangers Rugby Vicenza propone ad imprese ed associazioni interessate a dare ai propri soci o dipendenti la possibilità di trascorrere una giornata all’aperto, con attività fisica, ma inspirata ai principi fondamentali del rugby da far propri e magari portare poi nel proprio ambito lavorativo. Principalmente il gioco di squadra, il rispetto di compagni ed avversari, i concetti di avanzare e sostenere, il senso di appartenenza.
Ci si trova di buon mattino, alle 8:30 gli ospiti, ben prima gli organizzatori! Il gruppo è numeroso ed eterogeneo, forte presenza femminile, tanti ragazzi giovani rispetto alla media di chi si iscrive a queste esperienze formative. Una volta entrati in aula l’attenzione è elevatissima, qualche ritardatario che arriva alla spicciolata viene additato come prossimo a punizioni corporali di vario tipo, come chi si presenta con tenute sportive fin troppo ammiccanti a qualche altro sport ben più diffuso del rugby, dimostrando che comunque noi del rugby siamo lontani dall’aver raggiunto un qualche traguardo come immagine.
Il primo saluto è del Presidente Fantelli e già i riferimenti al contatto tra le persone e con il terreno, il conoscersi attraverso questi gesti e lo spirito di andare assieme in meta diventano immediatamente chiari per tutti, e lo spirito che animerà l’intera giornata non viene più messo in discussione. Poi ci avventuriamo nella storia del rugby e nelle tradizioni, nello spirito di appartenenza. La pubblicità che negli ultimi tempi strizza l’occhio al rugby per la sua riconosciuta positività, la storia del rugby dalla nascita con il principe Harry come testimonial, la grande saga del Sei Nazioni, torneo “amichevole” che ogni anno costituisce un appuntamento fisso per gli appassionati, la lontana tradizione della haka che è diventata patrimonio di tutti, a livello mondiale, il senso degli inni del Sei Nazioni fatti sentire prendendoli da appuntamenti unici con la storia, infine l’inno italiano : tutti in piedi! Prima sorpresa: non solo si alzano tutti celermente e come fosse cosa naturale, tutti cantano l’inno! Prima volta che mi succede. Prime immagini di gioco, prime regole per capire cosa si andrà a fare, senza troppe pretese né di aver capito tutto, né di saper fare tutto, ma con la voglia di provarci, perché… È rugby!
Andiamo in spogliatoio, c’è la consegna della maglia, una splendida vera maglia da rugby targata Alleanza a strisce orizzontali, e subito la divisa fa corpo. Poi si va in campo, i primi timidi passaggi lasciano spazio alla confidenza con la palla ovale, alle prime corse sul nostro bel campo sintetico, poi le percussioni sugli scudi, il sostegno al portatore di palla, l’esserci. Le prime botte passano in fretta, prevale la sensazione di “potercela fare”, e la volontà di andare oltre, oltre le difficoltà, oltre le timidezze, oltre l’avversario, oltre ogni limite che credevamo di avere. Fabio Coppo comunica lo spirito di squadra, il sottolineare con un applauso ogni piccolo traguardo raggiunto, pochi battiti, niente pagliacciate. Tutto condiviso, anche la consapevolezza di fare qualcosa di importante.
Una pastasciutta al volo, finalmente ci si disseta, che il caldo si fa sentire, poi in aula di nuovo, per la storia del campo di Via Baracca, il valore di un gruppo che lavorando assieme arriva a risultati impensabili, la forza di andare in meta, come squadra. Poi il lavoro di gruppo, la mischia, la touche, la rivalità tra avanti e trequarti come l’ha raccontata Paolini, così come ha fatto con tante regole del rugby!
Torniamo in campo, di nuovo corse e passaggi, la palla non cade più, qualche tentativo di calcio di trasformazione, per saggiare l’infinito a cui tendono i pali delle acca. Le touche diventano reali, chi prova l’ebbrezza di essere sollevati a carpire un pallone alto 4 metri da terra vive una sensazione impagabile; di nuovo sono le donne a proporsi di più, a fidarsi dei nostri ragazzi che con grande serietà le sollevano e le riaccompagnano a terra. Arriva il turno della macchina della mischia, delle prime spinte uno contro uno, due contro due, poi a tre infine sulla grande slitta con i cuscini. Qui sono i maschi ad impegnarsi in prima battuta, e cercare la prova di forza. Inizialmente tanta fatica e pochi risultati, poi Fabio fa stringere tutti stretti stretti, insegna il ritmo e la respirazione, il gruppo diventa compatto e lo sforzo comune, la macchina anche se appesantita al massimo si muove, si alza, retrocede: grande entusiasmo. La forza viene trasmessa subito alle ragazze, tocca a loro, subito si compattano e spingono con tutte le loro forze e di nuovo la macchina si muove, impossibile resistere al loro sforzo comune, alla loro mischia compatta.
Infine le partite, al tocco che non era tocco ma sfondamento, alle azioni che hanno visto tanti passaggi corretti come mai mi sarei aspettato, tanto che non riuscivo a fermare il gioco, preso dalla voglia di vedere la palla viaggiare all’indietro ma con la consapevolezza di andare avanti, con tutti che si sentivano parte della propria squadra senza se e senza ma. Abbiamo anche provato l’emozione di una qualifica assegnata con i calci di trasformazione, con quello del boss Filippo trasformato alla grande che mi sarebbe dispiaciuto non alzare il braccio in segno di convalida. In finale una meta, poi chiamo l’ultima azione, presa al volo e gran calcione per far finire la partita, segno evidente che qualcuno le partite di rugby le guarda, eccome se le guarda! Una ragazza mi racconta di essere stata al Millennium per Galles vs Italia, un signore al mattino aveva raccontato lui che al Millennium giocano con il tetto aperto perché Dio possa vedere le partite!
Come è finita? Con il cucchiaio di legno per chi ha perso, con un pallone targato Alleanza per la women del match, con tutti doloranti ma contenti davanti ad una birra. Ad una birra? Nel rugby chi ha perso paga da bere, o forse chi ha vinto, non mi ricordo bene, ma mi ricordo che si beve! Questo avevo promesso e questo è stato.
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Grazie a Giovanna e Silvia per club, pranzo e tramezzini ottimi. A Matteo, Nicolò e Massimiliano per avermi detto che anche loro si erano divertiti, a Furegon e Renato per esserci stati alla mattina e a Fisio per un saggio passaggio verso sera (solo un dito da fasciare, per fortuna). Grazie a tutti i corsisti per l’entusiasmo, l’attenzione, la voglia di fare mai venuta meno, alle ragazze sempre coraggiose e sorridenti, e pronte a mettersi in gioco. (ndr – Un grazie a Leopoldo grande così lo aggiungiamo noi)
Finito così? E le chitarre, le canzoni suonate e cantate da Filippo e dai ragazzi che sembrava di essere a X-Factor? Poi lo stereo, musica che andava, chiacchiere sotto il gazebo che non finivano più. Dopo 14 ore al campo ero cotto, ho chiuso tutto e me ne sono andato, per fortuna la birra era finita,lasciando gli ultimi irriducibili con l’auto con le portiere aperte e la musica che andava. E il boss Filippo con loro, a fare il vero capitano che non abbandona la nave, o più probabilmente il capitano che sa guidare i suoi ragazzi in campo, in ogni campo!
Grazie Alleanza!