L’emergenza sanitaria ci ha costretto a fermarci, con il blocco dei campionati e la fine anticipata della stagione. La Rangers Rugby Vicenza ha deciso di cominciare un viaggio alla scoperta dei partner della nostra società. Amici, prima che sponsor, che condividono gli stessi valori ed ideali, grazie al quale riusciamo a garantire la nostra offerta sociale e sportiva dai 4 anni in su.
Oggi parliamo di Fidas Vicenza
Fidas Vicenza, l’associazione dei donatori di sangue più presente in provincia con trentamila donazioni che vengono da 18mila donatori associati in 80 gruppi locali e territoriali. In tutto però i tesserati sono 21mila. L’associazione in questi anni ha molto investito nella diffusione della cultura del dono del sangue con il “progetto scuole” (alle superiori): lo coordinano Luca Passuello e Chiara Peron. Ha sviluppato il lavoro del coordinamento giovani di cui è responsabile Alisea Salmaso; ha innovato negli ultimi anni il lavoro di propaganda inserendo, oltre ai compiti tradizionali, anche quello della commissione social network.
Abbiamo intervistato il presidente di Fidas Vicenza, Mariano Morbin, 55 anni, impiegato, padre di famiglia e in carica dal 2012.
Innanzi tutto come è nata la collaborazione con Rangers Rugby Vicenza?
“E’ nata grazie ad un nostro volontario, Michele Trentin, ben inserito anche nella società sportiva. Diciamo che abbiamo avuto un canale preferenziale per conoscere questa bella realtà rugbystica animata da molti volontari e che rivolge grande attenzione all’attività giovanile”.
E quali sono le motivazioni di questa partnership?
“Condividiamo con questa società il valore della solidarietà e lo sport per FIDAS è sempre stato molto importante. L’idea di avvicinare tanti giovani che possono donare il sangue e molte famiglie ci offre la possibilità di avvicinare nuovi donatori di entrambi i sessi. Ricordiamo che si dona solo se si è in buona salute e si ha un minimo 18 anni e si pesa più di 50 chilogrammi. La prenotazione della visita preliminare la si fa qui alla Fidas o al centro sangue”.
E quali sono gli ideali in comune tra Rangers Rugby e Fidas: forse il terzo tempo?
“Certo il ristoro dopo la partita e dopo il dono di sangue direi che è obbligatorio. Ma il fatto principale è credere nei giovani. E poi l’aiuto reciproco: il rugby è uno sport di squadra in cui per vincere ci si deve aiutare: noi col dono aiutiamo qualcuno che non conosciamo a vincere la battaglia per la vita. Terzo punto importante: dobbiamo fare squadra assieme anche con coloro che magari non possono più donare per sopraggiunti limiti di età o per altri motivi: abbiamo tantissimi volontari che tutti i giorni aiutano medici e infermieri nei centri di raccolta. Come avviene nel rugby attorno alle squadre che giocano i campionati vi sono volontari, famiglie supporter che aiutano allenatori e dirigenti a diffondere la cultura del dono e dello sport”.
Diamo dei consigli per migliore la collaborazione?
“Sicuramente tutto è migliorabile, ma grazie a Michele, nostro responsabile del rapporto con la società di rugby, abbiamo contatti quindicinali che portano a continui scambi di informazioni e aggiustamenti della collaborazione a livello pratico. Inoltre, ora vorremmo approfondire una serie di incontri formativi di carattere medico-salutare con i rugbisti”.
Facciamo uno spot per Rangers e Fidas assieme: perché sostenere questa realtà così numerosa?
“Esorto imprenditori e artigiani a sostenere questa realtà e altre società sportive nel territorio perché dove c’è sport non vi sono altre brutte abitudini. Oggi togliere i ragazzi dagli schermi dei telefoni e dei pc e portarli in campo a fare un’attività salutare è positivo. Poi ovviamente c’è l’aspetto sociale: lo sport ti insegna a fare squadra, a fare team. In questo mondo dominato da relazioni virtuali è necessario insegnare ai nostri ragazzi a vivere relazioni interpersonali reali. Inoltre il rugby insegna che è importante non solo la tecnica, ma diversi altri valori come ad esempio la tenacia: tutti possono dare il loro contributo se lottano assieme agli altri in campo e tutti i giocatori hanno pari dignità rispetto a discipline dove spiccano i fuoriclasse”.
Intervista di Francesco Brasco