Carlo Zambonin: tra sogni e realtà alla guida dell’Under 14

 

 

Abbiamo incontrato Carlo Zambonin, dirigente dell’Under 14 per farci raccontare i primi due mesi di attività della sua categoria.

 

Carlo, anzitutto diamo un po’ di numeri relativamente all’Under 14. Quanti sono i ragazzi iscritti e quali risposte state avendo in questo avvio di stagione. Insomma un tuo primo bilancio dal punto di vista del movimento della tua categoria.

Attualmente abbiamo 30 ragazzi in organico, se ne arrivassero altri 5 potremmo avere tranquillamente due squadre, che è il nostro obiettivo primario come Società per questa categoria. In questa stagione abbiamo comunque avuto 6 nuovi iscritti, quindi siamo decisamente in crescita. Voglio continuare in questa direzione.

Pensieri in liberta da parte tua: quali ritieni siano i punti di forza e quelli da migliorare a livello di minirugby nella categoria di tua responsabilità?

Direi che questi ragazzi hanno un grande entusiasmo e una notevole voglia di imparare. Hanno una grandissima fiducia in noi allenatori: andrebbero in capo al mondo per noi. E di conseguenza noi allenatori abbiamo una grande responsabilità nei loro confronti. Diceva Arturo, il padre dei due Bergamasco, che l’Under 14 e l’Under 16 andrebbero allenate dai migliori allenatori della Società. È vero ed io a volte mi sento quasi inadeguato e carico di molta responsabilità. Dobbiamo migliorare nella disciplina, la costanza nell’applicazione, la voglia di lavorare sempre per il meglio, ma credo sia un problema della loro età. Chi riuscirà a farlo sarà un campione, forse nello sport, di sicuro nella vita.

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Parliamo di altri numeri, ovvero quelli che scaturiscono dalle partite fin qui disputate. Un tuo commento sull’andamento della stagione e qualche nome (anche se so che soprattutto nel rugby c’è un po’ di ritrosia nel farne) che ti senti di segnalare come piacevole sorpresa tra i tuoi ragazzi.

Finora è andato tutto bene: dal primo torneo, la cui partecipazione è sembrata a qualche genitore un azzardo e invece si è conclusa con un onorevole e meritato quarto posto, dopo serrati confronti con squadre ben più blasonate di noi, all’ultima partita vinta senza subire una meta. La partecipazione agli allenamenti è sempre notevole: lunedì scorso sotto un diluvio eravamo in 25 ad allenarci. Non posso segnalare nessuno perché sono contento di tutti: dai nuovi, che si impegnano con tanta voglia, ai vecchi che lavorano duramente.

Una parola sui tuoi più stretti collaboratori: vuoi dirci qualcosa di educatori e dirigenti?

Andiamo con ordine: un grazie particolare a Giovanni Alì, il presidente dell’Amatori Rugby Vicenza, per aver avuto fiducia in questo vecchietto rompiscatole: non è sempre facile dialogare con me e seguirmi nei miei propositi creativi (sono un ingegnere-creativo, il peggiore dei connubi). Un merito alla sua pazienza e lungimiranza. Nell’allenare mi aiutano tre grandi personaggi: Gianni Fiorin, una lunga storia nel mondo del rugby vicentino: ha allenato anche in serie C. A volte è un po’ burbero ma sempre generosissimo e con saldissimi e chiari principii.

Pietro Tonello, giocatore della nostra squadra cadetti, ultimo rampollo della casata Tonello, che vanta personaggi in ogni angolo della società: dal padre Massimo (Direttore Sportivo) ai fratelli Edoardo e Filippo, giocatori nella nostra prima squadra. Oltre saper giocare bene, ha anche il brevetto di arbitro. Grande cuore anche Pietro. Roberto Lagatolla, giocatore anch’esso della squadra cadetti, idolo dei ragazzi. Da una mano anche ai Leoni del Nord-Est. È studente di Scienze Motorie. Poi ho due dirigenti eccellenti: Alba Trentin: sensibile, intelligente, riflessiva e silenziosa e Valerio Foroncelli: gran lavoratore, preciso, puntuale e disponibile. Ma voglio ricordare anche Mirco Zenere: il nostro grande cameramen. Senza di lui e della sua disponibilità non avremmo i filmati delle partite. E non avremmo le mie analisi video.

Mi piacerebbe andare più in dettaglio sul significato che ha una categoria come questa: stiamo parlando di ragazzi che indubbiamente anche per la società attuale in cui viviamo, sono molto più precoci che in passato. Cosa può dare in più la pratica rugbistica a questa età?

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Forse ho in parte risposto sopra ma vorrei approfondire alcune idee in proposito:  ritengo fondamentale questa categoria perché si mettono le basi dei futuri appartenenti alla Società, siano essi atleti o dirigenti o arbitri o comuni cittadini. Dobbiamo far scoprire loro il gusto dell’onestà, della progettualità, dell’essere protagonisti della propria vita, dell’impegno per realizzare un progetto, della fedeltà ad un ideale, del lavorare insieme. Credo che il rugby come sport di squadra con una meta da raggiungere, passando il pallone indietro, possa aiutare molto a crescere con questi principii.

Dopo tanti anni di attività, ci sono ancora delle cose, dei sogni che vorresti veder realizzati?

Tanti a dire la verità…Ad esempio, durante le vacanze di Natale quando realizzo per i miei ragazzi un doposcuola: due ore di studio assistito e poi allenamento. Mi piacerebbe poterlo estendere in futuro a tutti gli atleti del rugby vicentino e che si sviluppasse durante tutto l’anno scolastico, una specie di Accademia. Vorrei anche creare un momento di crescita per gli adulti, una sorta di scuola per genitori con figli impegnati nello sport sul tipo di quella organizzata dalla Confartigianato di Vicenza, con nomi importanti. Quest’anno spero di organizzare almeno tre incontri nei pomeriggi del sabato. Infine, mi piacerebbe avere un direttore tecnico anche per il mini: un personaggio con una grande storia alle spalle, con una grande carica coinvolgente,  che sposi gli  ideali dell’Amatori Rugby Vicenza, che ci faccia lavorare e crescere, attraverso un serio e continuo trapasso di nozioni ed esperienze.

Mel

 

 

 

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