Il Secolo XIX, 3 Marzo 2014
DOPO OTTO MARCE funebri, la nona è un sacco di cose: un inno alla gioia, l’apoteosi della trasformazione profonda in tempi molto brevi, la conferma della scopa nuova che spazza meglio. Traducendo: il derelitto Cus Genova, ormai abbonato ai naufragi, finito quasi in fondo, battuto anche dal Benevento “ovalino di coda”, si trasforma in un branco di orsi diYellowstone, ingrado difregare i Rangers vicentini (18-7) reduci da sei vittorie consecutive senza una meta al passivo e ancorati sino a ieri allatestadelgirone 2 dellaA. Per Stefano Bordon, buona la prima. D’altra parte il rodigino con nobile passato in azzurro negli anni Novanta era stato chiamato a rilevare Rocco Tedone proprio per un paio di salvataggi di pregio che figurano nel suo ruolino tecnico. Le doti di motivatore gli si leggono in faccia, possono esser udite prima del fischio d’inizio evengono subito in superficie. «Abbiamo dimostrato che non c’è molta differenza tra chi sta in cima e chi per il momento è ancora in fondo», strizza in una definizione Bordon. In realtà differenza c’è, e parecchia, perché i biancorossi agli avversari concedono pochissimo se non una meta in quell’interminabile finale affrontato in inferiorità numerica (giallo a Bedocchi) e che per via del tempo effettivo trascina il secondo tempo oltre il53’ “lordo”. Per il resto, efficace prova degli avanti e occupazione del territorio sino a costringere i veneti ad arroccarsi prima dentro i 22 metri e, a seguire, nell’ultima roccaforte, a ridosso della linea. Ancora Bordon, che in calzoncini corti sembra uno della panchina che non hafatto in tempo aentrare: «Siamo stati aggressivi e potevamo chiudere la partita durante quella lunga pressione che abbiamo esercitato nella ripresa. Ma miglioreremo, ne sono convinto. In questi primi giorni di conoscenza, ho lavorato soprattutto sulla testa, sull’aspetto psicologico. Ora, avanti: questo club ha troppa storia per tornare in basso». Placcate e sbattute fuori campo le nemiche che il nuovo allenatore temeva di più: la paura di sbagliare, l’abitudine di perdere, l’apatia. Tornano la vivacità di inizio stagione, la capacità di giocare la palla, di cercare e trovare i varchi giusti. Quello che viene scorto dopo 10’ da Federico Salerno è profondissimo, un lungo corridoio che corre sulla sinistra. Non resta che percorrerlo in solitudine e in velocità per allungare palla a Pietro Gregorio che ha sostenuto l’intuizione evaadeporre neipressideipali. Lasecondametaèun numero d’alta scuola di JJ, il gallese Josh Jacas, che si libera con una finta di due avversari, li usa come pali di uno slalom per liberare la sua corsa a ginocchia alte inventi metri dabruciare in fretta. Il15-0 delprimo tempo è scandito dalle due segnature e dal piede di Gian Sandri che torna in campo dopo una lunga e forzata vacanza per vecchie ruggini a una caviglia. Sandri è un veterano che ha ancora dentro la gioia delgioco: la offre alpubblico del Carlini (molti giovani ma anche molti protagonisti di vecchie battaglie) che ulula soddisfatto di fronte a una sua discesa con doppio calcetto a scavalcare e colpo di testa per seminare un terzo avversario. «L’esperienza conta: non sono mica tanti quelli che sanno che portarsela avanti con la capoccia è consentito», ridacchia dopo esser salito in tribuna per rifarsi la bocca con una birra alla spina. Classifica girone 2 serie A: Valsugana Padova 47, Rangers Vicenza 43, Cus Torino 42, Badia 41, Gran Sasso 37, Cus Perugia 31, Capoterra 28, Prato-Sesto 27,Alghero e Cus Genova 22, Benevento 17.