Il Giornale di Vicenza, 4 Dicembre 2015
Fabio Coppo a tutto campo.Dal bilancio sul cammino stagionale compiuto finora dal First XV guidato da Roberto Rampazzo in serie A al settore giovanile in crescita, dai valori che devono avere giocatori e tecnici per sposare la causa biancorossa ai consigli suggeriti all’intero sistema rugbistico affinché possa svilupparsi ulteriormente. Il direttore tecnico e sportivo dei Rangers ha le idee chiare. Del resto, sono il frutto della sua lunga esperienza rugbistica e del suo approccio professionale alla disciplina ovale. Oltre al ruolo di vertice nella società vicentina, infatti, Coppo è insegnante di educazione fisica e si occupa di formazione. Insomma, il suo è un punto di vista privilegiato, che gli permette di analizzare con professionalità ed esperienza la situazione. Sentiamolo. Fabio Coppo, dopo sei giornate la squadra di Rampazzo ha ottenuto tre vittorie, due sconfitte e un pareggio. È soddisfatto del cammino finora percorso? Assolutamente sì, i ragazzi sono stati protagonisti di un buon inizio di campionato. Le due sconfitte che abbiamo rimediato sono arrivate entrambe contro il Casale, il nostro tabù in questa serie A. La prima sconfitta ci ha sorpreso, la seconda è giunta più che altro per demerito nostro. In ogni caso, nel complesso, abbiamo espresso un buon gioco, dando spesso e volentieri prova di grande carattere. È un torneo molto duro. Lei è un perfezionista. Cosa migliorerebbe nella sua squadra? Diciamo che due prerogative, maturità e mentalità, hanno ampi margini di crescita. Non solo: dobbiamo diventare più efficaci nel gioco offensivo. Anche quest’anno diversi giovani del vivaio sono stati proiettati in prima squadra… Sì, del resto quella di puntare sui giovani è la filosofia che da sempre contraddistingue il Vicenza. Cielo e Toffanin, rispettivamente pilone ed estremo entrambi classe ’97, sono in prima squadra in pianta stabile pur essendo a tutti gli effetti under 18. Piantella è addirittura un classe ’98 che in settimana si allena con l’Accademia Rovigo e nel weekend è disponibile per giocare con il First XV. Tanti ragazzi del ’96, inoltre, si stanno facendo le ossa con la C1 costituendo la spina dorsale della squadra. Anche a Vicenza, quindi, c’è una sorta di “Accademia” per far crescere talenti? È un progetto ambizioso, in cui credo, seguendo un determinato percorso e una certa logica. Ad esempio, in prima squadra c’è un titolare di età avanzata, è opportuno cominciare a puntare su qualche giovane di talento che possa andare a ricoprire il suo ruolo a medio termine. Questo è possibile creando virtuose sinergie e comunicazione tra tecnici dell’under 16, della 18 e della prima squadra. L’anno prossimo potrebbe essere quello della svolta perché avremmo la possibilità di usufruire di ulteriori strutture. Già in questa stagione, inoltre, abbiamo cominciato ad aggiungere valore al metodo di allenamento. Basti pensare che con la 16 e la 18 uno studente di scienze motorie insegna ai ragazzi i fondamentali della lotta greco- importanti per una buona postura in molte fasi di gioco e per massimizzare la forza in mischia come in touche. Quale caratteristica è richiesta ai giovani che decidono di sposare la causa Vicenza? La disponibilità prima di tutto, intesa come passione e spirito di sacrificio. Con la volontà di migliorarsi sempre più, sfidando lo “status quo”, alzando l’asticella dei propri obiettivi. La stessa cosa, ovviamente, vale per i tecnici. Il rugby italiano, nonostante qualche criticità, si sta diffondendo sempre più nel territorio e tra la gente, grazie anche ad una maggiore attenzione dei media. Cosa manca al rugby per fare un ulteriore salto di qualità? La cura del dettaglio, che bisogna infondere nei ragazzi. La sfida che dovrebbe cogliere la Federazione a mio avviso sarebbe quella di formare tecnici che vadano a lavorare sulla crescita delle doti individuali. Perché se cresci a livello individuale, sei agevolato a crescere come gruppo