Segnare una meta

Segnare una meta è sempre e comunque una grande soddisfazione.

Sappiamo tutti che una meta è frutto di un gioco di squadra e che spesso chi segna è solo al posto giusto nel momento giusto, ma il risultato non sarebbe raggiungibile se non ci fosse tutto un lavoro precedente .

Infatti se non ci fosse una “costruzione”,che sia una azione partita da una mischia e trasmessa poi ai trequarti e quindi elaborata da vari giocatori, o direttamente conclusa da un raggruppamento dove magari dalla tribuna aspetti di vedere chi è più festeggiato per comprendere chi all’ultimo momento aveva il pallone in mano, raramente un giocatore si troverebbe oltre la linea fatale con la palla in mano, o meglio…     schiacciata a terra. Comunque quando ti trovi lì, con l’arbitro che fischia alzando il braccio e tutta la squadra che, dopo un rapido buffetto ( niente recite da teatrino di altri sport ), ritorna verso la metà campo, ti senti in pace con te stesso, hai mollato il respiro che durante la corsa non usciva più dai polmoni, ricominci a sentire le varie botte rimediate prima e improvvisamente scomparse,ma con la consapevolezza e l’orgoglio che “ ne valeva la pena”.
E la meta , una meta importante, è stata segnata con il nuovo campo di via Baracca ai Ferrovieri, attraverso un gioco di squadra, con l’impegno di vari giocatori in ruoli diversi, con tempi lunghi e difficoltà da affrontare, con situazioni simili a quelle di ogni partita,avversari tosti, campo pesante, a volte troppo freddo che il pallone non ti resta in mano e i piedi non sembrano nemmeno essere tuoi, a volte troppo caldo che la maglia ti si incolla addosso e sembra non ti lasci respirare e il sudore della fronte ti copre la vista, magari pioggia o neve, a Belluno o Feltre. Il fischio di inizio di questa partita non me lo ricordo neanche più, saranno almeno otto anni fa, un appuntamento per un rilievo topografico per una nuova base americana prevista sopra al nostro campo,gelo nella schiena, la sensazione di non riuscire nemmeno a scendere in campo a giocarsi la partita. In realtà l’allenamento c’era, quante battaglie per la costruzione e le convenzioni ( debolissime)per l’area militare di San Antonino, il campo con i dreni in sasso e i pali che ancora siamo in dubbio se restano in piedi, quante traversie e forse incoscienza nel tirare su la tribuna,all’epoca il club era dentro il primo spogliatoio, poi il secondo edificio ora rifatto, che l’aeronautica aveva promesso degli elementi prefabbricati che bastava montarli per realizzare gli spogliatoi, e ci aveva poi portato un camion di blocchi di cemento, questi erano i promessi elementi prefabbricati! poi il club, prefabbricato dismesso dopo la ricostruzione post terremoto del Friuli, con il tetto in cemento/amianto,recentemente rifatto, gli allacciamenti alle reti realizzati non si sa come, visto che non poteva esistere. Anzi si sa ,come le costruzioni: grazie a Sarracco e Ciprian per l’aeronautica e relativi permessi, a Dino Valente, Marchetto, Lanaro, Venchiarutti e Carbognin, e poi a Fantelli, Campana, Canova, Alì, Bepi Valente e Zuccolo e Gnutti come sponsor. Su tutti l’onnipresente e tenacissimo Angelo Gobbato, mastino irriducibile al quale è intitolato il campo storico di via san Antonino e indimenticabile esempio di dedizione e grinta anche negli ultimi anni, quando sempre più provato dalla malattia che lui paragonava ad una sfida contro gli All Blaks era comunque uno sprone per noi ad andare avanti, a perseguire obiettivi di fondo importanti, a creare la rinascita della nostra società sportiva quale è quella attuale. Qualcuno si chiederà come molti di questi giocatori siano ancora in campo: evidentemente  sono ancora “titolari”e con ogni probabilità incredibilmente appassionati. E forse dotati di una certa sana pazzia. La partita per lo stadio nuovo? Prima i rapporti con l’amministrazione, la ricerca di un posto a destinazione sportiva, le prime verifiche in loco, i rilievi di Massimo Cesaron, la mia bozza di progetto, il finanziamento regionale grazie a Sante, i rapporti interlocutori con gli americani, l’appoggio della precedente amministrazione comunale. Poi il finanziamento comunale, i rapporti con la nuova amministrazione,l’appoggio incondizionato di Nicolai, il progetto di massima ( Alì ), il progetto definitivo ( Alì ), la gara di appalto, i rapporti con le ditte ( Tonello ), la sorveglianza lavori ( sempre san Alì), la supervisione sul manto erboso ( Serventi );il primo finanziamento copre solo una parte dei lavori, viene a cena quasi  a sorpresa Nicolai al club con il sindaco, arriva il nuovo finanziamento per il completamento della struttura e quindi dopo l’ultimo Vicenza si Mischia un ulteriore sforzo per i pali per le H, arredi, panchine, tutto da cercare, portare, costruire, pagando come al solito il meno possibile, ma tutto a norma per una serie A, anche se all’epoca del progetto eravamo in serie C!.
Un anno di lavori destinato a concludersi con la prima partita inaugurale. Traccia le fondazioni delle porte, sposta la rete per far spazio alle panchine, getto di appoggio, porta gli arredi, monta tutti i mobili… Quando tutto sembrava avviato alla conclusione arriva pioggia, freddo, Luigi Battistolli il venerdi mi convoca al campo con Giovanni, si attacca al telefono, impossibile non fare il terzo tempo al coperto, così sabato arriva un tendone. Da montare. E su cosa? Sabato mattina c’era il ghiaino da stendere, gli striscioni da fissare a bordo campo, durante la settimana con Marchiori abbiamo tracciato il campo, segnando per la prima volta gli angoli per le bandierine, i punti di riferimento per ogni linea da tracciare. La mattina al lavoro ci sono i miei ragazzi, i ragazzi Tonello ( si rivede la famiglia “Cartello”), loro  lavoreranno tutto sabato e tutta domenica mattina, c’è san Cadorini e san Bruttomesso con Candiago e Tarussio, Bepi, Giovanni, Silvio poi Marco Fure con Andrea per il terzo tempo, Augusto è come fosse con noi anche se proprio non può essere lì fisicamente. Sante va in giro per il quartiere per avvisare che ci sarà la prima partita allo STADIO COMUNALE DEL RUGBY.
Tutto facile? Al pomeriggio di sabato non riuscivo più a rimettere le scarpe, addominali bloccati, domenica prima della partita Max era fradicio e gelato come Pippo e Dodo, è andato a fare una doccia calda che non sapeva nemmeno se tornare poi  per la partita o stare a letto. Poi in tribuna c’è il sindaco, c’è Nicolai, c’è il presidente del Civ, la squadra vince ed è una gran cosa, i panini caldi funzionano, ci sono anche i funghi a gas e perfino il brulè. C’è anche Max… Meta fatta. Di mischia. Qualcuno (evidentemente giocava all’ala) è rimasto solo a guardare. La palla in mano quando siamo andati oltre la linea? Giovanni Alì ! Partita finita? E il campo di allenamento, l’illuminazione, la segreteria, la nuova club house, gli spazi verdi, la copertura della tribuna……….!!!!!!

 Leopoldo Carta

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